Mimesi del parlato in “Sandokan, storia di camorra” di Nanni Balestrini Analisi stilistica | ||||
Transcultural Journal of Humanities and Social Sciences | ||||
Article 4, Volume 1, Issue 3, March 2021, Page 45-76 PDF (786.96 K) | ||||
Document Type: Original Article | ||||
DOI: 10.21608/tjhss.2021.160331 | ||||
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Author | ||||
Nesma Moh. Hafez Ibrahim,* | ||||
Assistant Professor, Department of Italian Language, Faculty of Arts, Helwan University, Cairo, Egypt | ||||
Abstract | ||||
The goal of this paper is to examine the main features of spontaneous speech and colloquial language in Nanni Balestrini's novel, Sandokan, camorra story. The choice of the novel is due to the fact that this work is characterized by a style based on the imitation of the protagonist's oral narration; by the prevalence of the spoken aspects and of stylistic construction that corresponds to the oral texts. We are facing a linguistic work entrusted to "discursive flows" without any punctuation marks. In order to delimit the language used in the corpus, a wide range of models will be examined through an analytical methodology. The analysis is carried out on linguistic and stylistic aspects. Linguistically, the focus will be on lexical and morph- syntactic tendency. The lexical choices belong to the colloquial register through the presence of dialectal voices; lexemes of medium and familiar use; verbal phrases with a generic sense such as the verb “fare” (to do); foul language; and lexemes related to the world of the mafia and drugs. As for morph- syntactic tendency, distinctive aspects of speech appear such as: the use of the indicative mode; “che polivalente” (that multipurpose); the dislocation and the split sentence “la frase scissa”; and finally, the discursive signals. On a stylistic level, not only the style is considered without punctuation, but also some mechanisms to which textual cohesion is assigned through the figurative language such as “sillessi”, “anaphora” and repetition, which are recurrent in speech and colloquial language. | ||||
Full Text | ||||
remessa: Il testo letterario esprime il suo messaggio, molto più attraverso la forma che non con il contenuto. Il significante (lessico, sintassi, ecc.) acquista un significato, e diventa esso stesso un messaggio su cui riflettere. In questa ottica, l'obiettivo della presente tesi è quello di rintracciare il linguaggio parlato nell’opera letteraria Sandokan, storia di camorra di Balestrini. Perché proprio Sandokan di Balestrini? Quest’opera è tra le maggiori di Balestrini che si caratterizza di uno stile fondatosi sull’imitazione della narrazione orale del protagonista. 1 Nanni Balestrini. Vita& opereNanni Balestrini è nato a Milano il 2 luglio 1935 e vive attualmente tra Parigi e Roma. È un poeta[1], scrittore e saggista italiano, attivo anche nel campo dell'arte visiva[2]. Agli inizi degli anni '60 Ha fatto parte della neoavanguardia e dell'antologia “I Novissimi”, precursori del Gruppo '63[3]. Nelle opere di Balestrini, la persona fondamentale del discorso non è l’io. È invece, Lo spiega Rossi nel suo articolo “come si legge Balestrini”: “leggendo, nel loro ordine, i romanzi pubblicati da Vogliamo tutto fino a Sandokan, abbiamo a che fare con un’unica, grande narrazione, che potrebbe intitolarsi “La storia di una voce”. In nessuno di essi si troverà una sola parola scritta da Balestrini: per lui la narrazione è ancora poesia, quindi ancora gioco con il linguaggio.” (Rossi, 2011) Come in Vogliamo tutto, anche in Sandokan, il protagonista è un giovane meridionale, figlio di contadini in cerca di futuro. Ma Balestrini spiega che, mentre negli anni Sessanta “il futuro era rappresentato dalle nuove possibilità offerte dall’industrializzazione del Paese, dall’emigrazione verso le grandi fabbriche del Nord, vent’anni dopo, negli anni Ottanta, le possibilità in un paesino del Casertano vengono unicamente dai traffici della camorra, dal suo impero economico criminale che controlla la vita di tutti e che distribuisce la ricchezza. Sandokan è la storia di questo cancro che infesta quasi tutto il Sud dell’Italia, impedendo sviluppo e valorizzazione delle risorse e delle energie umane”. (Carnero, 2005) Quello che spesso si evince dai libri di camorra[4] è proprio una specie di cerchio che si chiude, quando il boss si sradica dalle origini o ne viene sradicato, perché preferisce stare all'estero o ci sta per seguire i traffici o perché viene arrestato il suo potere si annulla quasi e se non ha gregari abbastanza forti e rispettati cominciano le lotte intestine che vedono l'eliminazione diretta dei concorrenti al titolo di nuovo "leader". In tutto questo non vi è una gran novità. Anche Ernesto Serao parlava di questo fenomeno (però riguardo alla camorra napoletana) del periodo della seconda meta dell'800; diceva infatti che vi erano grandi gerarchie da passare per diventare qualcuno che contava e così quando si liberavano posti al livello superiore aumentavano gli omicidi per dimostrare di poter salire di considerazione. Ma nel momento in cui bisognava dichiarare un leader c'era sempre un tavolo di capi che si riuniva e alla fine ne decretava uno. Situazioni come quella casalese avvenivano solo in momenti di grandi retate come quelle fatte a ridosso dell'unione d'Italia. Per la camorra casalese invece pare non essere propriamente così. I gruppi ci sono, perché la camorra è un’organizzazione orizzontale anche se, poi, risale ad un unico leader nel periodo di gestione bardelliniana. La differenza sostanziale, risiede nel fatto che in questo periodo l'organizzazione ingloba persone che a loro volta, man mano, portano familiari amici e conoscenti; ma costoro vengono impiegati solo come faccendieri o come "muschilli" che tradotto significa moscerini e in pratica sono gli spioni. I personaggi su cui si fa sempre affidamento sono i killer di provata esperienza e gli affiliati minori vengono presi in carica solo nel momento in cui i killer o sono morti, o sono in galera o stanno collaborando con la giustizia. 2 Sandokan. Storia di camorra.Trama& riassunto
Gli eventi narrati in Sandokan di Balestrini sono descritti in modo realistico. Il Sandokan che racconta le medesime vicende criminali di Gomorra di Roberto Saviano attraverso una sperimentazione linguistico- espressiva, illustra gli impressionanti fatti e misfatti del sistema camorristico. Balestrini lascia emergere il proprio lavoro linguistico affidandosi a dei flussi discorsivi privi di qualsiasi segno di interpunzione (Chimenti, 2009). In Sandokan. Storia di Camorra di Balestrini di omicidi, affiliazioni, di un paese diffidente che cede alla possibilità di ritrovarsi improvvisamente ricco dopo secoli di povertà; ricchezza che non durerà, anzi che verrà pagata con il sangue versato nella ricerca dell'affermazione di potere di uno solo: Sandokan. Tutti questi impressionanti crimini sono trattati in 16 capitoli. Il libro si apre con “La grande cattura”, ovvero l’arresto del latitante Sandokan, un soprannome dato al capo camorrista Francesco Schiavone per la somiglianza con l’attore Kabir Bedi protagonista della serie tv “Sandokan”. Il secondo capitolo intitolato “Benvenuti a” descrive su come è degradata la situazione di un paese del Casertano sin dal cartello del paese dove non si può leggere il nome che è stato cancellato dagli spari e dai proiettili, in aggiunta ci sono anche tanti piccoli fori neri su tuti i cartelli dei paesi per indicare che è un territorio dove tutto è sottocontrollato. Si continuano gli eposidi della malavita narrati sempre dal protagonista illustrando la natura di vita fatta in locali come “Lo Zenit” che è il nome di una discotecca dove si trovano tante donne che girano intorno al clan perché apprezzano gli uomini dell’organizzazione e il loro stile di vita da cui traggono tanti benefici maeriali. Balestrini si rende conto del vero problema di questa zona; cioè non è soltanto questione di un gruppo di criminali o assassini, ma è per lo piu una questione di mentalità:
“in realtà l’organizzazione per quanto possa essere considerata un fenomeno contrario alla legalità all’ordine al quieto vivere alla pace sociale tuttavia nelle nostre zone è vista da molte persone come una specie di via di salvezza perchè essendo destinato una persona che nasce qua senza mezzi o a rimanere povero per tutta la vita o a traferirsi al nord per lavorare molte persone giovani soprattutto che lavorano saltuariamente o che non hanno lavoro per niente vedono in questa l’unica possibilità di sopravvivere e così anche persone che vivono una vita normale ma piuttosto misera hanno trovano lì la sola via d’uscita possibile dalla miseria una via di salvezza direttamente o anche indirettamente” (Lo Zenit, p.36)
Poi sussegue una serie di episodi che la voce narrante ha vissuto, fra i quali lui segnala il primo morto vero che ha visto da vicino. Questo delitto cioè l’uccisione di un certo Simone era stato il primo anello nella catena dei delitti dell’organizzazione. Poi sono anni di episodi concentrati attraverso le pagine della narrazione che raccontano una storia non singola ma collettiva. Per esempio si narra del caso di Mario Iovine, un ragazzo che viene da una famiglia povera e distrutta. Il padre di questo ragazzo era un bracciante agricolo che era dedito all’alcol. Spinto dallo spavento di fare una vita ardua come quella dei genitori, Mario conosce i fratelli Bardellino e Sandokan per far parte del clan. Ci rendiamo conto del fatto che il romanzo rappresenta un romanzo-documento, che rivela il mondo della camorra. Scopriamo che “Albanova” è il nome che il clan usa per la sua squadra di calcio e per le sue attività imprenditoriali nei paesi dell’Est forse perchè pensa che sia un nome che porta fortuna:
“questo è poi il periodo dei grandi e sontuosi matrimoni dei boss e dei notabili che ormai si sono strettamente alleati c'è addirittura un ministro socialista che arriva in elicottero al matrimonio di un notabile del suo partito della zona naturalmente affiliato al clan matrimonio dove tutti i boss più importanti sono invitati è il periodo dei cantanti più famosi di Napoli che vengono invitati dal clan a cantare ai matrimoni e alle feste di paese e vengono pagati milioni è il periodo in cui ogni affiliato ha la sua foto accanto a Maradona perchè Maradona quando è arrivato per giocare nel Napoli si è messo subito a frequentare gli ambienti più malfamati della città che gli procurano donne e coca per cui gli affiliati oltre a andare a vedere la partita riescono anche a avere la foto con Maradona e oggi non c’è casa di affiliato ai clan a Napoli e in tutta la Campania dove non ci sia una sua foto con Maradona" (Albanova, p.97) Dopo tutta questa guerra oscena, dopo tutto questo sangue, dopo tutti i massacri malvagi, il libro si conclude con la descrizione de “l’obitorio” la cui puzza di sangue freddo che si sente è quella di una macelleria. Il proagonista era costretto ad aiutare suo cognato a finire tutte le carte di quel cadavere di un loro familiare ucciso da due killer camorristi.
“io non ce la faccio a tenere gli occhi sul cadavere perchè mi fa stare male devo girare la faccia dall’altra parte resto lì un po’ immobile ma poi cerco di muovermi verso Antonio per aiutarlo per fare qualcosa lui fortunatamente mi dice non c'è bisogno non ti muovere non guardare perchè se vieni qua ti senti male vomiti sicuramente ma il fatto di non poterlo aiutare mi fa stare ancora più male e allora Antonio che si accorge di come sto mi dice è meglio che vai fuori e mi aspetti fuori dalla porta dell’obitorio io esco passa un po' di tempo e mi sento un po' meglio poi una volta usciti di là mio cognato Antonio che l’ha vestito l’ha sistemato per bene e tutto il resto appena usciti dall’obitorio la prima cosa che fa è infilarsi in un bar a prendere un caffè con due cornetti come se nulla fosse stato con una tranquillità con una abitudine alla morte che mi chiedo da dove cazzo gli veniva” (L’obitorio, p.137)
Infine, il protagonista va su tutte le furie, getta via i vestiti che puzzano di sangue congelato e si rivolge alla stazione per ripartire al Nord, con la salda decisione di non ritornare mai più a suo paese. 3 Mimesi del parlato in SandokanCome si è già detto, l’opera letteraria, nucleo del presente elaborato, tende a riprodurre la struttura delle conversazioni. In questa ottica, i tratti principali del parlato sono notevolmente presenti nella narrazione . Si può riconoscere, inoltre, una certa disponibilità ad accogliere usi vicini al registro colloquiale. L’analisi si effettua su due ambiti: linguistico e stilistico. In ogni ambito vengono citate delle frasi tratte da Sandokan di Balestrini, seguite dal nome del capitolo di cui fanno parte poi dal numero di pagina in cui sono inserite. 3.1 Analisi linguistica3.1.1 Tendenze lessicali
A livello lessicale è da notare la prevalenza dei tratti del parlato. L’autore utilizza il registro dialettale, il registro basso. C’è scarsa variazione lessicale ossia ripetivitità. Le scelte lessicali si delineano tramite la presenza di voci dialettali; lessemi di uso medio e familiare; locuzioni verbali con senso generico e di massima frequenza o occorrenza e disponibilità come il verbo ‘fare’; turpiloquio; e lessemi legati al mondo della malavita e della droga. 3.1.1.1 Registro dialettale e regionale
è frequente nel registro colloquiale l’inserzione di voci dialettali o regionali. L’uso di tali espressioni marcate a livello diatopico deriva da esigenze di espressività e informalità. In Sandokan possiamo segnalare il ricorso al mistlinguismo (italiano/ napoletano ‘nap.’). Da notare che ogni battuta portata dalla voce narrante in dialetto, viene seguita immediatamente dalla sua equivalente in italiano standard introdotta da espressioni come (cioè, come per dire, tradotto sarebbe), come si vede in seguito: Guappo, (nap.) camorrista, persona violenta e senza scrupoli; Masto, (nap.) un uomo di rispetto. “qui da noi allora il capo società si chiamava Antonio Pagano detto Tatonno faceva il guardiano per le campagne e era quello che si diceva un guappo signore un masto un uomo di rispetto” (La morte, p.51) Muschillo (nap.) bambino assoldato dalla malavita organizzata. In pratica sono gli spioni. I personaggi su cui invece si fa sempre affidamento sono i killer di provata esperienza e gli affiliati minori vengono presi in carica solo nel momento in cui i killer o sono morti, o sono in galera o stanno collaborando con la giustizia. - “ci sono i ragazzi che girano in macchina col telefonino e avvertono chi passa e se ci sono dei posti di blocco della polizia e dei carabinieri sono i famosi muschilli che tradotto sarebbe moscerini quelli piccoli fastidiosi questa è praticamente una professione” (p.28) - “questo ragazzo abitava vicino a casa mia faceva il muschillo il moscerino per conto di certi killer” (p.29) - “aveva già iniziato insomma a fare dei servizi per conto di quelle persone a fare il muschillo”(p. 27) - “comunque il negoziante non si sarebbe mai permesso di dire mi devi questo o quello e quindi come non pagavano i figli dei boss non pagavano neanche i muschilli” (p.46) Sucietà, l’onorata società, la camorra napoletana - “c’erano le cosiddette persone di rispetto che formavano a sucietà l’onorata società un’associazione di galantuomini la cui attività non era quella di fare i soldi ma che avevano la funzione di mettere in riga chi non voleva mettersi in riga un ruolo quasi di controllo dell’ordine nel territorio” (La morte, p.50) Abbiamo poi altre frasi dialettali seguita dalla traduzione riportata dall’autore, come in: - “cioè questo doveva andare a prendere in quella discoteca che si chiama Zenit una delle tante donne che girano intorno al clan che nel gergo si chiamano femmen’ de mast cioè donne che stanno bene con questi tipi” (pp.33-4) - “e Bardellino dice la famosa frase Noie simme i ca e ca emma cumannà noie che significa il paese è nostro ci viviamo noi e qui dobbiamo comandare noi” (p.50) - “il padre di Mario Iovine cantava sempre per la strada quando tornava dalla cantina gridava con la bottiglia in mano che c’aggia fa chille me piasce come per dire che era cosciente del suo vizio però la prendeva allegramente” (p.59) - “dunque questo Jussef quella sera arriva lì e dice Dimana me n’aggia i’ che tradotto sarebbe domani me ne devo andare io” (p.106) 3.1.1.2 Turpiloquio& trivialitàL’inserzione del linguaggio turpe e infame come epiteti, imprecazioni e bestemmie connota di conseguenza il linguaggio dell’opera di Balestrini come un linguaggio colloquiale di un registro di livello più basso rispetto agli usi standard. Portiamo, in ordine alfabetico, una serie di voci, espressioni osceni e triviali cioè utilizzati in senso volgare, molto basso. Cacare, (fig., volg.) non curarsi minimamente di qualcuno, ignorarlo del tutto, disprezzarlo - “questo cobrit è prodotto in Africa e arriva qui col solito sistema cioè messo dentro in ovuli di una plastica resistente ai succhi gastrici che vengono ingeriti dall’immigrato prima di partire dal suo paese e che poi quando è arrivato a destinazione li recupera cacandoli” (p.109) - “le ragazze poi non arrivi mai a frequentarle non le conosci mai o le conosci a scuola e non ti cacano proprio” (p.38) Cazzo, (volg.) esprime ira, stupore e sim. O energica affermazione. Sin. capperi, caspita, cavolo. Troviamo locuzioni come cazzo da fare, fare un cazzo, capire un cazzo, farsi i propri cazzi ecc. come: - “ma qui no qui non trovi proprio un cazzo da fare e quando non c’è più un cazzo da fare” (p.38) - “quelli che sono costretti a viverci non fanno un cazzo non si spostano vivono così” (p.41) - “hanno ammazzato questo ragazzo che non c’entrava un cazzo era una specie di guardiano della cava” (p.35) - “se per esempio nel nostro paese ci fosse stata almeno una parte anche piccola di gente che faceva le cose oneste o se ci fossero stati dei servizi garantiti anche solo per pochi ma che potevano diventare un’aspirazione una speranza anche per gli altri però tutto questo non c’è mai stato non c’è mai stato un cazzo cioè mai nulla cioè proprio nulla” (p.38) - “è proprio un tipo ottuso che non capisce un cazzo e non c’ha voglia di fare un cazzo” (p.75) - “e aveva ogni mese una macchina nuova senza fare un cazzo” (p.128) - “e questi ragazzi si trovano senza un cazzo davanti se non un lavoro faticoso per poche lire” (p.49) - “però scrissero una cosa tipo boia a mollo non sapevano neanche loro che cazzo volevano scrivere” (p.44) - “poi quando arrivi a scaricare e hai visto tutta questa gente che si fa i cazzi loro” (p.82) - “usciti di là mio cognato Antonio che l’ha vestito l’ha sistemato per bene e tutto il resto appena usciti dall’obitorio la prima cosa che fa è infilarsi in un bar a prendere un caffè con due cornetti come se nulla fosse stato con una tranquillità con una abitudine alla morte che mi chiedo da dove cazzo gli veniva” (p.137) - “e non hai nemmeno il coraggio di dire ma che cazzo state dicendo” (p.35) Farsi un culo, (fig., volg.) recarsi danno, faticare molto - “lavori l’estate in campagna vedi maturare la frutta le pesche le pere le curi fai tutti i lavori innaffiare potare ti fai un culo ma poi si deve buttare via tutto” (p.81) Figlio di puttana, figlio di buona donna, espressione fortemente ingiuriosa. Fig., persona furba, intrigante e disonesta. - “e così Mario Iovine cresce come figlio di nessuno e per giunta figlio di puttana perchè tu sei figlio di nessuno quando la tua famiglia è povera o quando i genitori sono morti oppure sei nato trovatello però è ancora peggio quando sei figlio di puttana quando tua madre è conosciuta additata come donna di facili costumi” (p.58) Fottuto, (pop., volg,) dannato, maledetto - “la cosa a me e ai miei amici sembra brutta ci sentiamo fottuti tutto il nostro lavoro” (p.108) Frocio, (volg.) omosessuale maschile - “insomma se non bestemmi ogni tre secondi se non sputi ogni cinque possono pure prenderti per frocio” (p.39) Incazzatissimo, (volg.) molto arrabiato - “quando l’ho visto era incazzatissimo”(p.30) Mandare affanculo (volg.) esprime totale disapprovazione - “è la moglie di Ernesto Bardellino e quindi suo figlio non può essere bocciato il vicepreside la manda affanculo” (p.56) Merda (fig., volg.) persona o cosa del tutto priva di pregio e di interesse. Di merda, detto di persona o cosa spregevole - ma che in realtà sono anche molto più scaltri perché poi si guardano bene dal venire qua a fare gli stessi lavori di merda che fanno i negri e i marocchini (I negri, p. 106) - e fecero la manifestazione contro il campo degli immigrati perchè secondo loro questi immigrati erano tutti dei negri erano tutti dei ladri erano sporchi erano gente di merda (Le origini, p.40) - “verso le sei è già notte e pioviggina uno di quei classici pomeriggi di merda che ci sono d’inverno” (p.53) - “l’unica cosa che li spaventa è passare una vita di merda come quella dei loro genitori” (pp.60-1) - e vede che tutti i ragazzi e le ragazze hanno i jeans c’è solo lui che ha i pantaloni classici con le pinces e si sente una merda completa (Il grande salto, p.69) - “le ragazze […] le conosci a scuola e non ti cacano proprio perché poi essendo questo un paese di merda” (p.38) Persona con le palle, (pop., fig.) avere grinta; dimostrarsi capaci. Nell’esempio seguente l’espressione è presente come l’opposto di stronzo. - “cioè queste persone non ti guardano mai sinceramente ti guardano sempre con quello sguardo di superiorità ti guardano come per farti capire che tu sei uno stronzo e loro invece sono persone con le palle”(p.31) Rompere le palle, (fig., volg.) seccare, infastidire - “l’unico modo con questa gente è fare capire che non vuoi che ti rompano le palle e che tu non vuoi romperle a loro quindi non dargli proprio confidenza” (p.71) - “perciò state al vostro posto non rompete le palle” (p.130) Scopare, (volg.) fare l’amore con qualcuno - “mai mai e poi mai mettersi con una ragazza che ha già scopato con qualcuno perchè è una puttana cioè il discorso è sempre lo stesso se tu maschio scopi sei uno con le palle ma se lo fa lei è una puttana se lei lo ha fatto con un solo ragazzo il suo ragazzo perchè gli ha voluto bene è un po’ meno puttana però sempre puttana è se invece lo fa come te perchè esce gli piace un ragazzo e gli va di scoparselo è una vera puttana una zoccola veramente e non può sposarsi lì” (p.42)
Stronzata (fig., volg.) comportamento, discorso, azione, da stronzo. Ciò che è mediocre, inutile e sim. - “e spesso rischiano un’ incriminazione per una stronzata rischiano molto” (p.29) - “lui si rifiuta perchè la considera una stronzata” (p.98) Stronzo/a, (fig., volg.) persona fastidiosa, spregevole, detestabile e sim. - “però il ragazzo in effetti è uno stronzo più interessato a fare bella figura” (p.128) - “non mi prende proprio in considerazione come se non esistessi una stronza di quelle forti però il problema è che quando ti sembra che tutti siano stronzi salvo te cominci a chiederti se il vero stronzo non sei proprio tu” (p.74) - “e che poi si rivelò uno stronzo un traditore” (p.73) Zoccola/ puttana (fig., spreg., volg.) prostituta - “lui non mi ascolta nemmeno guarda l’altro e dice ah è come quella discoteca dove devo andare stasera a prendere quella zoccola per portarla da Vincenzone” (p.33) - “in un piccolo paese contadino del sud dove l’unico modo per essere considerata per una donna è quello di arrivare vergine al matrimonio una donna come questa viene naturalmente considerata una zoccola una puttana e tu sei figlio di una puttana” (p.58)
3.1.1.3 Registro colloquialeSi rivela dall’analisi lessicale di Sandokan l'uso di espressioni tipiche del linguaggio colloquiale e di voci verbali come (mettiamo, diciamo), termini fortemente connotati (beccare), il che si considera un tratto palese del linguaggio colloquiale. Abbiamo- in ordine alfabetico- voci come: beccare, (fig. colloq.) colpire, prendere in fallo/di sorpresa - “ci trova la polizia che sta facendo una retata e che ha beccato questo latitante” (p.29) - “per sconfiggere questa gente basterebbe beccare l’impresa di costruzioni o i muratori che hanno costruito i bunke” (p.47) - “per esempio un mio amico nigeriano una volta lo beccano per strada e gli buttano della benzina addosso” (p.108) - “uno di questi l’hanno beccato con le pizze in mano a casa di ricercati” (p.29) - “e quindi gli altri non riuscendo a beccarli hanno ammazzato questo ragazzo” (p.35) diciamo, definiamo - “che poi il padre è il direttore della banca del paese e non è una persona diciamo coraggiosa” (p.30) fare schifo, risultare brutto e disgustoso - “quindi decide di mandare il figlio che ha undici anni a studiare su quest’altro pianeta perchè pensa che dove vive fa schifo” (p.45) fesso, (colloq.) sciocco, balordo, tonto, cretino - “ma era proprio un po' fesso pure era uno che veniva preso in giro” (p.29) fregare, (colloq.) ingannare, imbrogliare - “l’hanno fregato gli uomini della Dia tagliandogli la via di fuga non la conoscevano” (p.20) - “quindi hanno bisogno di un personaggio così che tra parentesi poi li fregherà anche spesso per esempio gli fregherà un appalto di computer per trecento milioni” (p.77) manco, (colloq.) nemmeno - “sa che io so che Vincenzone è un latitante io faccio finta di non avere sentito mi metto a lavare le tazzine e quelli se ne vanno senza manco salutare” (p.33) mettiamo, (di ipotesi) supporre, immaginare - “e il giorno dopo la mattina il macero apre alle otto e mezza tu mettiamo sei il decimo della fila” (p.30) - “per esempio mettiamo qua c’è questa strada il posto di blocco sta qua quello che devono ammazzare sta qua due ragazzi vanno avanti ma vedono che ci sono i carabinieri e non si può passare qua c’è un’altra strada altri due ragazzi passano di qua e vedono che per arrivare fino a qua non c’è problema quindi avvertono col telefonino la macchina col gruppo di fuoco” (p.35) - “qui da noi fare la denuncia falsa è come per lo studente che va in giro per esempio in una città tipo Roma o mettiamo Londra a un certo punto non c’ha più soldi e va farsi due giorni da cameriere in un bar” (p.37) mezza cartuccia, persona da poco - “perchè sapevano che se si fossero aggregati ai cutoliani che nella zona erano rappresentati dai Simeone loro sarebbero rimasti per sempre delle mezze cartucce” (p.50) pezzo, in alcune locuzioni significa ‘persona’ - “Michelino era diventato pure un pezzo abbastanza pesante e poi però fu pure lui arrestato sette mesi fa sette o otto mesi fa” (p.30) pezzo di carta, colloquiale per ʽil titolo di studio, diploma o laureaʼ - “quindi decide che il figlio maschio almeno quello più grande non deve seguire la sua stessa strada deve studiare perchè il pezzo di carta significa sistemazione significa non dovere lavorare duro e tutto il resto” (p.45) scapparsene via, lasciare, abbandonare - “Il figlio aveva fatto il magistrale con una classe di sole ragazze e se n'era scappato via da questa classe” (p.30) socciarsi, colloquiale per seccarsi, annoiarsi - “poi in una fase successiva il clan si scoccia di scaricare roba regolare” (p.80) - “impegnatissimi a prevedere come sarebbero andate a finire le cose in quella casa” (p.18)
3.1.1.4 Lessemi concernenti il mondo della droga e della mafia
È doverosa la presenza di vari nomi di sostanze stupefacente e droga, ovvero il traffico più noto dell’organizzazione malavitosa. Roba, cocaina - “io purtroppo ne conosco qualcuna che fanno uso di cocaina e cose del genere cocaina soprattutto e quando stai sotto effetto di questa roba insomma ti si vede come faccia come occhi ti si vede come tratti somatici comunque sei diverso” (p.34) - “e poi quando prendi questa roba quando stai per parecchio tempo pure per ore a tirare col naso tirando su quella roba ti si irrita l’interno delle narici” (p.34) - “su questi cartelli che indicano l’inizio di un paese c’è scritto Dio c’è e questo secondo una leggenda metropolitana vuole dire che in quel posto puoi trovare roba o comunque una base in cui puoi rifornirti di solito è usato per hasish ma pure per altre droghe” (p.25) Coca, forma ridotta per “cocaina” - è il periodo in cui ogni affiliato ha la sua foto accanto a Maradona perchè Maradona quando è arrivato per giocare nel Napoli si è messo subito a frequentare gli ambienti più malfamati della città che gli procurano donne e coca (p.97) - “infatti questi muschilli accompagnavano i figli dei boss e ricevevano come regalini vestiti soldi sigarette coca e ragazze le famose zoccole che ti dicevo prima” (p.47) Corbit, droga degli africani - “ma bisogna dire che in questo periodo nel nostro territorio comincia pure a farsi sentire la criminalità degli africani cioè alcuni di loro si mettono a trafficare in sostanze strane a smerciare una droga a uso degli immigrati una droga pessima il cobrit che è una specie di sottoprodotto chimico che dà gli stessi effetti o quasi dell’eroina ma che costa molto meno però è molto più pericolosa” (p.109) Pippare/ tirare, aspirare cocaina dalle narici; sniffare, tirare di coca - “questi entrano e si mettono a guardare la televisione anche loro che poi si vedeva che avevano pippato perché non fanno altro che tirare su col naso come se avessero il raffeddore” (p.33) - “e si passano le nottate a giocarsi ingenti somme nascono case in cui si va per scopare dove ci sono sempre donne a disposizione dove si organizzano festini dove c’è sempre molta roba da bere molta roba da tirare perchè la coca lì circola liberamente” (p.89) Farsi una canna/ fumare spinelli - “però solo all’interno del clan non fuori infatti nei paesi non è assolutamente consentito fare uso di droga o smerciarla non è molto salutare per un ragazzo che i vicini vengano a sapere che fuma gli spinelli [...] poi parlando con amici mi hanno fatto capire che era meglio in futuro evitarlo quindi qui non ci si può fermare la sera in macchina con amici a chiaccherare e a farsi una canna”(p.89) Accenniamo ora ad alcuni lessemi che possiamo considerare propri e veri gergalismi all’interno del libro di Sandokan, e che emulano un lessico molto affine a quello utilizzato dalla camorra. Abbiamo lessemi come: alleanza, ovvero ʽunione di più gruppi camorristiciʼ - “significava che volevano prendere il potere assoluto su tutta l’organizzazione quindi si comincia col crearsi alleanze con altri clan napoletani” (p.75) - “le truffe del macero sono solo una piccola parte delle tante attività del clan che dopo la strage salda le alleanze con gli altri clan” (p.86) pizzo, forma di tangente estorta dalle organizzazione mafiose e camorristiche a negozianti, imprenditori ecc. - “iniziano a dare fastidio perchè chiedono il pizzo ai negozi che sono già sotto il loro controllo”(p.50) - “non tutti erano costretti a mostrare il loro valore con le armi bastava che facevano la spia che controllavano il territorio che facevano le ronde che incassavano i pizzi” (p.129) ghostbuster/ acchiappafantasmi, quelli che perseguono i latitanti senza sosta - “alcuni impugnano mitragliatori altri pistole Beretta e attendono un segnale fra di loro ci sono gli investigatori di una squadra molto speciale della Dia i Ghostbuster gli Acchiappafantasmi quelli che danno la caccia ai latitanti” (p.22) killer, assasino - “vuole che ci vada qualcun altro a fare quel servizio perchè lui è un killer uno che fa cose ben più toste” (p.98) - “ma come sempre telecapèra dà le notizie di prima mano e conferma che quello è proprio il corpo di Antonio Bardellino racconta come il gruppo di killer scelti con a capo Mario Iovine e Sandokan sono andati in Brasile” (p.114)
3.1.1.5 L’uso del verbo ‘fare’, il jolly della lingua italianaNel linguaggio parlato vengono usate parole generiche e polisemiche. Fra queste voci, è molto frequente l’uso generico del verbo ‘fare’: fare tappa, sostare - “è accordato poi un bacio anche a sua moglie che per cinque anni ha depistato gli investigatori se ad esempio doveva andare al Nord spiegano i detective faceva due o tre tappe” (p.22) fare irruzione, irrompere, invadere, entrare a forza - “40 agenti hanno fatto irruzione in una villa all’interno della quale era stato ricavato un appartamento bunker inaccessibile dove Sandokan era rintanato” (p.22) fare strada, percorrerla / fig., ottenere successi, fare progressi, affermarsi - “è la strada provinciale che da Villa Literno va fino ad Aversa e tocca esternamente tutti i paesi non li attraversa ma li tocca dall’esterno e una volta su questa strada provinciale c’era pure il tram che faceva tutta questa strada” (p.24) - “e stavano dietro al tram stavano facendo questa strada” (p.24) - “iniziano a temerli per la loro intelligenza e abilità nel sapersi fare strada senza scrupoli” (p.67) fare uno sgarro, trasgredire, violare, infrangere il codice di comportamento vigente nella malavita - “c’è sul tram un suo rivale uno di una famiglia rivale che aveva fatto uno sgarro alla sua famiglia” (p.25) farsi il problema, preoccuparsi eccessivamente, esitare per timore di disturbare. - “e non si fa neanche il problema di domandarsi perchè questo vuole la pistola” (p.25) - “e tutto subito si buttano col clan e non si fanno il problema di ammazzare per fare più presto carriera” (p.98) farsi anni di carcere, condannato - “e allora il ragazzo quando ha vent’anni va a vendicare la morte del padre e ammazza quello e così si fa trent’anni di carcere senza uscire mai” (p.27) fare la ronda a un luogo, sorvegliarlo - “perchè in un paesino piccolo come il nostro con una macchina che ti fa la ronda sei in grado di controllare tutto il territorio” (p.28) - “e uomini che fanno la ronda giorno e notte” (p.47) fare il militare, prestare servizio militare - “poi Michelino fece pure degli omicidi mi ricordo una scena in particolare lui stava facendo il militare” (p.29) - “Quando lo vidi a Firenze Michelino quella volta gli dissi che visto che lui era appena arrivato a fare il militare e invece io stavo” (p.32) fare una rapina, derubare, rubare, rapinare - “è una persona che ha una paura enorme delle armi infatti si racconta che andarono a fare una rapina nella banca” (p.30) fare il corso / fare il magistrale/ il classico ecc., frequentare, studiare - “se ne passa a discutere della cosa arrivano gli altri amici che fanno il corso di italiano agli immigrati” (p.107) - “il figlio aveva fatto il magistrale con una classe di sole ragazze” (p.30) - “io faccio l’istituto tecnico per geometri faccio il geometra” (p.74) - “che c’hanno padri avvocati ingegnieri eccetera gli consiglia di fare il classico o lo scientifico”(p.74) - “finita la lezione che poi in realtà non c’è stata perchè quell’ora che di solito passavamo a fare grammatica” (p.107) - “allora decide che questo figlio deve dedicarsi agli studi anche perchè a lui gli è rimasto un po’ l’amaro in bocca per gli studi che non ha fatto” (p.45) fare il caffè, preparare - “dopo un po’ io gli faccio il caffè si raffredda bevetelo caldo” (p.33) fare, dire, chiedere - “ma stiamo prendendo lo sciroppo fa l’altro inizia a ridere” (p.33) - “lui non mi ascolta nemmeno guarda l’altro e dice ah è come quella discoteca dove devo andare stasera a prendere quella zoccola per portarla da Vincenzone poi fa uh” (p.33) - “e io gli faccio a questo mio amico gli chiedo chi è perchè non lo avevo riconosciuto lui dice è mio fratello” (p.131) fare la morale, consigliare o rimproverare - “io la butto sullo scherzo perchè comunque sto lavorando al bar non è che mi interessi tanto fargli la morale non è che me ne freghi più di tanto” (p.33) fare uso, servirsi di, utilizzare - “non so se hai mai frequentato persone che fanno uso di sostanze strane” (p.34) fare un omicidio/ un massacro, uccidere, ammazzare - “è successo perfino che hanno fatto un omicidio a poco più di un chilometro in linea d’aria da dove stava un posto di blocco” (p.35) - “fanno un massacro una vera strage ne uccidono quattordici o quindici e decine di feriti” (p.65) fare secco qlcu., ucciderlo fulmineamente - “dicendo ragazzi questa volta finisce qui ma la prossima volta vi faccio secchi” (p.130) fare truffe, truffare - “se comunque c’hai capacità tue allora hai più possibilità di conquistartelo per esempio fai truffe truffi le assicurazioni” (p.37) fare denuncia, denunciare - “si occupano di infortunistica stradale e ti fanno le denunce false per l’assicurazione” (p.37) farsi due giorni/ l’estate, passare - “qui da noi fare la denuncia falsa è come per lo studente che va in giro per esempio in una città tipo Roma o mettiamo Londra a un certo punto non c’ha più soldi e va farsi due giorni da cameriere in un bar” (p.37) - “quindi tutti questi africani arrivano qui per farsi l’estate” (p.103) farsi le lastre, (colloq.) sottoporsi a un esame radiologico - “qua la corrente non la paga nessuno ogni tanto vanno a farsi le lastre” (p.38) fare, compiere - “lui fa un carico di trenta ragazzini e li porta ad Aversa ogni giorno avanti e indietro” (p.45) - “e lui in quel periodo era già entrato aveva già iniziato insomma a fare dei servizi per conto di quelle persone a fare il muschillo” (p.30) - “se per esempio nel nostro paese ci fosse stata almeno una parte anche piccola di gente che faceva le cose oneste” (p.38) fare la scelta, scegliere; fare una vita, condurre una vita - “e qui il figlio iniziò a frequentare quella gente e fece la scelta di entrare nel giro vedendo la bella vita che facevano i tipi” (p.128) - “si rende conto che i figli soprattutto il figlio maschio più grande non può seguire la stessa via cioè fare una vita fatta di lavoro e di fatica che poi non serve a un cazzo” (p.45) fare pesare, esagerare l’importanza - “in paesi come il nostro paesi molto piccoli in cui tutti si conoscono in cui tutti sanno tutto di tutti te le fanno pesare le origini” (pp.59-60) fare soldi/ miliardi, arricchire - “capisce che vengono tutti dalla stessa pasta che sono uguali capisce che anche loro c’hanno voglia di fare soldi facili” (p.60) - “il colmo si raggiunge quando quella gente che si fanno miliardi con questa truffa” (p.83) fare il gioco pesante, compiere azioni disoneste - “oggi l’unico modo per fare veramente i soldi è fare il gioco pesante buttarsi a capofitto nella grande attività criminale” (p.63) fare il salto, subire rilevante mutamento qualitativo - “mentre se vogliono veramente fare il grande salto diventare loro il nuovo centro del potere e della ricchezza allora devono agire subito e radicalmente” (p.64) - “tutti scendono con le loro borse come se dovessero andare a fare una scampagnata” (p.65) fara una gara, gareggiare, competere - “una volta in un bar stiamo giocando ai videogiochi alle macchinette con la cento lire facciamo una gara col videogioco ognuno mette a turno la cento lire si gioca e poi chi fa più punti vince”(p.71) fare i compiti, eseguire i compiti - “si mette di fianco all’altro ragazzo che è più studioso di me che c’ha voti più alti e che gli fa proprio tutti i compiti” (p.74) fare la spola, andare davanti e indietro da un luogo a un altro - “e questo personaggio fa continuamente la spola tra il nostro paese e Aversa” (p.77) fare fuoco e fiamme, tentare con ogni mezzo - “questa è una delle occasioni in cui i mass media concentrano l’attenzione sul nostro paese tutto nasce da un’articolo di una giornalista del Mattino che fa fuoco e fiamme contro la famiglia Bardellino” (p.93) fare una casa, mettere su casa - “tu devi essere una persona che a diciotto anni deve comprarsi la macchina a venti la devi cambiare con una di cilindrata più grande a ventiquattro venticinque ti devi sposare ti devi fare una grande casa” (p.42) farsi una famiglia, sposarsi - “e così nell’arco di pochi anni troviamo quello che era un povero muratore figlio di bracciante agricolo lo troviamo trasformato in un ricco e rispettato imprenditore che a Santo Domingo si fa anche una seconda famiglia” (p.96) fare a botte, picchiare - “che poi la sera bevono una birra in più e gli prende la malinconia pensando al loro paese lontano e magari litigano fanno a botte tra loro e magari fanno un po’ di casino in un bar” (p.105) fare la manifestazione, organizzare, dimostrare, scendere in piazza - “nel caso più fortunato ci troveremo un mucchio di letame davanti al portone di casa per cui lo organizzano quelli di Neroenonsolo dunque si decide di fare la manifestazione”(p. 108) fare un discorso, pronunciare un discorso - “e ogni gruppo fa il suo discorso da un piccolo palco nella piazzetta davanti a parecchia gente”(p.108) fare i comodi loro, fare ciò che è utile a sé stessi - “quindi tu dopo aver aspettato 5 giorni dopo aver visto tutti quei trattori passarti davanti dopo averli visti scaricare pietra legna ferro averli visti fare i comodi loro”(p.83). 3.1.2 Tendenze morfosintatticheIl piano morfosintattico si caratterizza per l’impiego di diversi fenomeni e tratti concernenti il linguaggio parlato. 3.1.2.1 Uso del modo dell’indicativoIl registro colloquiale si caratterizza dell’utillizzo del modo dell’indicativo in sostituzione sia del congiuntivo sia del condizionale (D'Achille, 1990). Tale tratto si è ormai consolidato come norma nell’italiano colloquiale. Registreremo questa tendenza dell’uso del modo dell’indicativo nell’opera di Balestrini tramite due individuazioni: nel periodo ipotetico dell’irrealtà; In sostiuzione del congiuntivo
Citiamo alcuni esempi che indicano l’uso del doppio imperfetto indicativo in sostituzione sia del congiuntivo sia del condizionale: - poi un bacio anche a sua moglie che per cinque anni ha depistato gli investigatori se ad esempio doveva andare al Nord spiegano i detective faceva due o tre tappe si fermava in due o tre città cambiava mezzo di trasporto autista orari abilissima sfuggiva a ogni controllo ma non poteva sfuggire all’occhio del satellite (La grande cattura, p.22) - io lo ricordavo come un bravo ragazzo simpatico un po' timido un po' debole perchè a volte quando eravamo più piccoli tipo a diciassette anni se tornava tardi a casa il padre non dico lo picchiava però comunque gli dava addosso e quindi noi dovevamo accompagnarlo fino a casa perchè così il padre vedeva pure noi e non si preoccupava se c’eravamo anche noi (Benvenuti a, p.30) - quindi se voleva poteva uscire pure lui con noi la sera (Lo Zenit, p.32) - soprattutto non aveva bisogno di soldi perchè gli dissi pure che se aveva bisogno potevo prestargli dei soldi (Lo Zenit, p.32) - un po’ perchè forse si erano abituate anche loro a quel clima di violenza a quel clima di sangue che scorre e così se lo spiegavano forse l’avevano già vissuto prima quel clima per storie personali (Il gran salto, p. 68) - il clan dei Bardellino è sempre più potente perchè se il primo atto di forza cioè l’omicidio di Simeone aveva come scopo liberare il proprio territorio dalle influenze esterne il secondo atto di forza cioè la strage dei cutoliani significava che volevano prendere il potere assoluto su tutta l’organizzazione (La vita politica, p.75) - si trattava di pazzi incoscienti tanto più che quando durante la rapina uno dei giocatori fa loro notare che era meglio se abbassavano i mitra i fucili a canne mozze e se ne tornavano al loro paese (L’espansione, p.90) - essendo figlio di agricoltore conosceva molti agricoltori amici del padre che venivano nella sua officina se avevano problemi col trattore o con altri mezzi agricoli perchè comunque lui era in grado di aiutarli (L’obitorio, p. 135)
Contrariamente dallo scritto standard, qua possiamo trovare il modo indicativo in dipendenza sia da proposizioni reggenti che richiedono il congiuntivo come: ( è meglio che; è difficile che; voleva che; penso che; basta che) sia da nessi subordinanti che reggono il congiuntivo (come se): - “dove tutto quello che fai è controllato per cui è meglio che stai sempre attento a quello che fai” (p.25); - “la seconda volta ti picchiano a sangue e la terza è meglio che te ne vai molto lontano” (p.57); - “e allora Antonio che si accorge di come sto mi dice è meglio che vai fuori e mi aspetti fuori dalla porta dell’obitorio” (p.137); - “perchè qui quando esci per strada se non ti sei adattato a certi ambienti è difficile che questa gente ti saluta” (p.32); - “mio padre non voleva che frequentavo il paese” (p.44); - “così era stato finora per mio padre anche se penso che mio nonno doveva essere stato muratore” (p.52); - “perchè il padre e la madre pensano che va in un posto migliore” (p.52); - “quindi anche il padre dopo una settimana lo viene a sapere basta che vede il figlio chi frequenta” (p.48); - “in paese il clan dei Bardellino è come se si era creato un suo quartiere particolare” (p.47); - “ma in effetti quasi sempre se tu non ci entri è perchè hai paura che poi potrai avere dei problemi” (p.36). 3.1.2.2 Dislocazione a sinistra o a destra& frasi scisseFrequenti, come tipiche anche del parlato, sono i fenomeni di tematizzazione e focalizzazione. Attraverso lʼinversione dellʼordine delle parole, alcuni elementi della frase vengono posti in rilievo: - “ora verrà fuori è la speranza” (p.18); - “e che stavolta fosse lì era chiaro” (p.18); - “un fortino senza porte e finestre con cunicoli e grotte naturali in grado di fornire vie di fuga d’emergenza ma anche un appartamento con ogni confort era questo il nascondiglio di Sandokan” (p.21). Si vedano le frasi che seguono, in cui il soggetto è dislocato a destra: - “l’hanno fregato gli uomini della Dia tagliandogli la via di fuga” (p.20); - “mi racconta mio padre che una volta suo zio Nicola stava andando col suo calesse col cavallo” (p.24); - “mi raccontava mio padre che i braccianti durante la giornata nei campi legavano una bottiglia e la calavano giù nel pozzo in modo che restava fresca” (p.59); - “per esempio se nel pullmino lo infastidiscono lo offendono lui non parla non reagisce soltanto se gli mettono le mani addosso reagisce e questo perchè non vuole avere problemi perchè così gli hanno insegnato sua madre suo padre il prete” (p.70); - “perché era proprio brutto effettivamente quell’obelisco” (p.26). Nelle frasi seguenti, il complemento oggetto è spostato all’inizio della frase, cioè dislocato a sinistra del verbo, e quindi ripreso da un pronome clitico: - “alla fine le manette a Sandokan le ha messe il vicequestore Sergio Sellitto” (p.22); - “qua la corrente non la paga nessuno ogni tanto vanno a farsi le lastre ma non perchè gli interessa sapere come stanno fisicamente ma perchè la lastra tu la tagli e la fai a tante piccole striscioline e le infili nel contatore che così non gira e anche l’acqua non la paghi” (p.37); - “le ragazze poi non arrivi mai a frequentarle” (p.38); - “perchè quelle uno di qua lo vedono come una specie di rozzo stronzo criminale assassino” (p.39); - “e il mattino dopo c’erano rimaste soltanto le zampette dell’aquila poi l'obelisco alla fine lo abbatterono” (p.26); - “a tavola l’acqua non la beveva mai nessuno” (p.59); - “allora questo qua chiede a mio nonno di dargli la sua pistola perchè lui la sua se l’era dimenticata a casa” (p.25); - “Se una ragazza tu te la devi sposare lei deve essere vergine” (p.41). Invece, nell’esempio seguente il complemento è spostato alla fine della frase, a destra del verbo, e quindi anticipato da un pronome clitico. - “il feroce capoclan è un padre preoccupato e ha una sola richiesta Dottò posso baciarli i miei bambini”(p.22); - “ma tu comunque la ricchezza degli altri la vedi anche semplicemente dalla casa dai vestiti” (p.61); - “c’era gente che veramente l’acqua non sapeva cosa fosse” (p.59); - “gli uomini della Dia ora ispezionano la tana del padrino che in tasca arrotolati ha un milione e mezzo di lire” (p.20). Ritorniamo alla dislocazione a destra. Nel primo esempio abbiamo il possessivo “tue” che è spostato a destra del sostantivo; nel secondo caso si nota lo spostamento del complemento di termine a destra dell’attributo “sconosciuta”. Ciò serve a dare maggiore rilievo al elemento dislocato: - “se comunque c’hai capacità tue allora hai più possibilità di conquistartelo per esempio fai truffe truffi le assicurazioni” (p.37); - “un amico di un suo amico gli aveva chiesto il piacere di portare delle pizze a una casa a lui sconosciuta” (p.29). Analogamente alle dislocazioni, le frasi scisse si considerano come un costrutto con ordine marcato degli elementi. A livello sintattico, la frase scissa è costituita da due frasi, dove la principale contiene il verbo essere senza soggetto, seguito dall’elemento scisso; la secondaria è introdotta da che: - “era Sandokan che parlava dall’interno del suo bunker” (p.17); - “è una puzza che ti dà la nausea e insieme una sensazione di freddo di sangue congelato che sembra ti entra dappertutto sembra che ti entri sotto la pelle nelle ossa” (p.136); - “per esempio c’è lo zio di un ragazzo che conosco che si è fatto trent’anni di carcere perchè era successo che quando erano piccoli suo padre il nonno di questo ragazzo in uno di questi litigi per strada dà uno schiaffo a uno” (p.27). 3.1.2.3 Che polirematicaNell’italiano parlato colloquiale o di uso medio è diffusa la tendenza dell’uso del connettivo che, per introdurre frasi, subordinate che nell’italiano standard dovrebbero avere connettivi subordinanti semanticamente più precisi Questo fenomeno viene comunemente considerato un tratto pan-italiano, connesso con i più generali fenomeni di ristrutturazione e ristandardizzazione della lingua contemporanea (Berruto 1984:68). In Sandokan si parla di che polivalente nel caso in cui la congiunzione che sia utilizzata con significato generico, per introdurre frasi di significato:
esplicativo-consecutivo, come in: - “e così tu puoi solo metterti lì fuori da un portone su corso Umberto e startene lì come uno scemo sul marciapiede stando attento che non ti investono” (p.38); - “qua c’è il cartello che il paese finisce” (p.24); - “un uomo di rispetto che quando c’era ad esempio un litigio tra due famiglie [...] si ricorreva a lui per fare pace” (p.51). ENFATIZZANTE-ESCLAMATIVO, come in: - “e soprattutto vergine perché se non è vergine ancora adesso che siamo nel duemila ti posso assicurare che se una ragazza tu te la devi sposare lei deve essere vergine” (p.41); Frase finale, il che si associa qui all’indicativo (cfr. § 3.1.2.1). Il modo dell’indicativo fa rientrare l’enunciato nella sfera del registro parlato e colloquiale rispetto alla frase al congiuntivo. - “nulla l’unica cosa che voleva è che lo trasferivano al più presto a un paese vicino al nostro paese in modo che lui poteva tornare a fare le sue cose” (p.32); - mi raccontava mio padre che i braccianti durante la giornata nei campi legavano una bottiglia e la calavano giù nel pozzo in modo che restava fresca (p.59). frase pseudorelativa, come in: - “e sento mia madre e mio padre che parlano di questi Bardellino” (p.51). Inoltre si osserva che ci sono dei casi, in cui il che polivalente o polirematica si accompagna a un pronome clitico che sostituisce l’elemento relativizzato: - “un’altra cosa è mettersi con una ragazza che è stata con uno del tuo paese un tipo che tu conosci [...] e che tutti nel paese naturalmente lo sanno” (p.42). Rientra tra i casi del che polivalente anche l’uso generalizzato della congiunzione che nelle frasi relative in sostituzione di un pronome relativo cui o il quale preceduti dalla preposizione appropriata - “era questo il nascondiglio di Sandokan che il boss con moglie e figli condividevano a Casal di Principe vicino a Caserta” (p.21) =DOVE - “e nel periodo di settembre c’è una festa sacra una festa patronale sai di quelle che passa la Madonna in processione in giro per il paese” (p.26) =DURANTE CUI - “c’è stato un periodo che uscivi di casa con la macchina e ogni cento metri c’era un posto di blocco carabinieri polizia ti fermavano continuamente” (p.35) = IN CUI - “muschilli che per guadagnarsi la centomila gli fanno da autisti solo che invece di guidare loro lasciano guidare questi ragazzini senza patente e nel caso che c’è un un posto di blocco si mettono loro al volante” (p.46) = NEL CASO IN CUI - “questi muschilli [...] ricevevano come regalini vestiti soldi sigarette coca e ragazze le famose zoccole che ti dicevo prima” (p.47) = di cui ti dicevo prima - “e capiscono che il motivo che fa entrare i figli nell’organizzazione non è che abbandonano un posto da tre milioni al mese ferie pagate e contributi ma semplicemente che abbandonano lavori saltuari o molto faticosi o niente” (p.49) = il motivo per cui
Infine, sono tipici di varietà diafasicamente marcate come basse e popolari i casi di che polivalente il cui valore sintattico tratta la coordinazione e non la subordinazione . La paratassi o la coordinazione prevalga nel parlato. Una prevalenza dei procedimenti paratattici nei testi legati all'oralità più spontanea. Nel linguaggio letterario, per mezzo della coordinazione, lo scrittore realizza un tipo di collegamento tra proposizioni che risponde a un principio di serializzazione lineare dell'espressione (Chatman, 1997). Tutto ciò ha luogo nell’opera di Balestrini, come segue: - “questi entrano e si mettono a guardare la televisione anche loro che poi si vedeva che avevano pippato perché non fanno altro che tirare su col naso come se avessero il raffeddore” (p.33); - “ti si irrita l’interno delle narici che poi pure ti si addormentano cioè non le senti proprio più e poi si irritano e poi si irritano senti come se il naso ti colasse sempre e quindi sei sempre lì che tiri su col naso tutto il tempo” (p.34); - “il primo fino agli anni cinquanta quando c’era una violenza diffusa che però non era tanto per arricchirsi” (p.50). 3.1.2.4 DeissiIl procedimento linguistico della deissi permette di risparmiare parole facendo diretto riferimento a elementi presenti nel contesto enunciativo, riferendosi al già detto, e per lo piu al già noto e implicito nell’atto comunicativo. Risulta notevole in Sandokan l’alta frequenza di deittici come i dimostrativi questo, quello o gli avverbi qui, qua, lì , così. Tale strategia rimanda al contesto extralinguistico a cui si riferisce, e richiede pertanto da parte del destinatario una conoscenza preliminare della situazione comunicativa. Si distinguono tre casi principali di deissi: personale, temporale e spaziale . La deissi personale riguarda le espressioni che indicano le persone che partecipano alla comunicazione, innanzitutto al parlante e all’interlocutore ed è espressa con i possessivi. Invece la deissi temporale è espressa con gli avverbi di tempo che fanno riferimento al momento dell’enunciazione come allora, come in: - “l’unica cosa che voleva è che lo trasferivano al più presto a un paese vicino al nostro paese in modo che lui poteva tornare a fare le sue cose che erano molto importanti da allora in poi capitò raramente che ci salutavamo per strada” (p.34) La deissi spaziale è espressa dagli avverbi qui, qua, lì, là (intrinsecamente deittici) e dai pronomi e dagli aggettivi dimostrativi (questo e quello). Sono espressioni che fanno riferimento al luogo in cui si trova il parlante all’interno della comunicazione: - “Qua c'è un piccolo ponte che lo collega col paese vicino [...] e poi dalla fine del ponte andando dritto c'è il paese che è praticamente tutto qua lo vedi qui da questa parte e qui da questa parte ci sono strade e stradine e case su case dappertutto [...] poi la strada esce dal paese qua c’è il cartello che il paese finisce e la strada fa così e così e poi così e si collega con la provinciale che va verso Casale qua è Casale poi la strada prosegue [...] e una volta su questa strada provinciale c’era pure il tram che faceva tutta questa strada” (p.24) - “per esempio mettiamo qua c’è questa strada il posto di blocco sta qua quello che devono ammazzare sta qua due ragazzi vanno avanti” (p.35) - “perchè qui è così se tu crei un problema loro la prima volta [...] ti fanno semplicemente capire che devi smettere” (p.57) - “la ragazza di qua che va a scuola a Aversa se lì trova ragazzi del suo paese non vorrà mai averci confidenza [...] mentre invece il ragazzo di qua se esce fuori dal suo paese difficilmente riuscirà a avere confidenza con ragazze di fuori perchè quelle uno di qua lo vedono come una specie di rozzo stronzo criminale assassino e poi qua nel mio paese i ragazzi [...] finiscono pure per diventare tutti dei regrediti degli abbrutiti” (pp.38-9) - “lì è pieno di bunker sotterranei ma per sconfiggere questa gente basterebbe beccare l’impresa di costruzioni o i muratori che hanno costruito i bunker perché lì sotto sta il cuore criminale del paese dove si decide chi è e chi non è qui tutti lo sanno il cuore criminale sta lì sotto” (p.47). Oltre ai tre tipi principali di deissi, se ne riconosce un altro caso: la deissi situazionale che è legata al contesto situazionale in cui avviene l’atto di comunicare come in: - “la guerra è violentissima è sanguinosa anche nei giornali si dà sempre più spazio ai fatti di qua e finalmente dopo fatti come questi la gente che in un primo tempo aveva visto il clan con sospetto poi con avversione ma poi lo aveva accettato perchè c’era da guadagnarci sopra invece adesso comincia a chiedersi perchè succede tutto questo e si sente sempre di più nei cortili delle case la gente che si lamenta anche se sempre a bassa voce” (p.125); - “e su questa strada allora passava il tram mio nonno andava sul suo calesse e di fianco a lui c’era un suo amico e questo suo amico a un certo punto vede tra la gente che c’è sul tram un suo rivale uno di una famiglia rivale che aveva fatto uno sgarro alla sua famiglia allora questo qua chiede a mio nonno di dargli la sua pistola perchè lui la sua se l’era dimenticata a casa mio nonno pure normalmente usciva con la pistola come fanno tutti e non si fa neanche il problema di domandarsi perchè questo vuole la pistola gliela dà e questo aspetta che il tram si ferma alla prossima fermata poi calmo scende giù dal calesse sale sul tram e in mezzo a tutta la gente che urla gli spara e ammazza quello che deve ammazzare poi scende giù dal tram ridà la pistola a zio Nicola sul calesse e si allontana via per i campi se ne va via” (p.25) Nell’ambito dei deittici dimostrativi, è da ricordare l’utilizzo della forma ridotta dell'aggettivo dimostrativo questo/ questa, per aferesi della prima sillaba sto/sta . Tale caso ha circolato solo nell'uso orale fino al secolo scorso, quando la mimesi del parlato messa in atto dagli scrittori veristi ha fatto uso nella lingua scritta di forme sino ad allora emarginate. - “c’era sta cosa e te la facevano sempre sentire e pure pesare” (p.60); - “poi sto ragazzo cresce e si trova senza niente” (p.60).
3.1.2.5 Segnali discorsiviUn altro tratto ricorrente -legato al linguaggio verbale- è il continuo ricorso a segnali fatici allo scopo di stabilire, mantenere aperta o verificare la comunicazione tra il locutore e il destinatario e di mantenere alti il coinvolgimento e l’attenzione dell’ascoltatore: - “allora tu immaginati un paese così” (p.39); - “il colmo si raggiunge quando quella gente che si fanno miliardi con questa truffa visto che non hanno più neanche una pesca da portare al macero visto che durante il viaggio ci deve essere perlomeno una fila esterna di cassette che si vede per salvare la faccia hai presente un rimorchio è fatto così un rettangolo” (p.83). Fra i segnali discorsivi si rappresentano gli indicatori introduttivi di argomento e quelli di conclusione, il cui uso compare con numerose occorrenze. Si incontrano sia all’inizio sia alla fine della frase. Quando si trovano all’inizio del testo riprendono e marcano una conclusione già fatta intendere, o un’opinione espresso in seconda posizione. Si tratta di espressioni o termini che servono ad attenuare e prendere tempo come che ne so, insomma, quindi, dunque, come in: - cioè l’errore grande di chi si occupa di questi fenomeni è che non si rende conto di quello che è il vero problema (Lo Zenit, p.36); - “la macchina nel nostro paese è sempre stato un simbolo che testimonia lo status sociale quindi il clan ha sempre dedicato molta attenzione alla macchina” (p.28 ); - “quindi vedono che le cose stanno così [...] e dunque si aggregano [...] lui (Antonio Bardellino) vuole avere ancora di più vuole avere il potere vuole avere il massimo vuole tutto è così” (p.62); - “la risposta è stata vabbè quelle sono cose che non mi interessano non mi riguardano proprio non compete a me eccetera e allora pure questo fa capire in che clima particolarmente brutto uno è nato e cresciuto e vissuto in questa parte del mondo” (p.43); - “se in quegli anni non c’era un gran sfoggio di ricchezze tipo macchine motoscafi o cose del genere” (p.61); - “è stato ucciso Peppinotto nel nostro paese quasi tutti i diminutivi vengono fatti in otto Peppinotto Cicciotto Raffaellotto e cose del genere” (p.134); - “e gli dico che lo zenit è il punto più alto in cui si trova il sole quando è verticale sopra di noi o qualcosa del genere” (p.33); - per esempio c’è gente che sono diventati prestanome e si sono poi trovati un bel patrimonio intestato a loro nome perchè li usavano per intestargli ditte imprese case case al mare macchine e tutto quanto”(p.37); - “poi c'erano gli ortaggi tipo cavolfiori tipo melanzane tipo che ne so” (p.85); - “perché era un po' timido un po' debole insomma” (p.30); - “ci sono casi in cui hanno non dico rispetto ma accettano le idee di un’altra persona sempre però che non vada a intaccare i loro interessi” (p.57); - “se tornava tardi a casa il padre non dico lo picchiava però comunque gli dava addosso e quindi noi dovevamo accompagnarlo fino a casa” (p.30); - “che poi il padre è il direttore della banca del paese e non è una persona diciamo coraggiosa è una persona che ha una paura enorme delle armi” (p.30); - “cioè la sera a volte quando stai nel corso devi stare attento perchè c’è il rischio che i più grandi se ti vedono un po’ più tenero e quando dico tenero intendo un po’ più sensibile più educato meno animale degli altri insomma”(p.39); - “se poi capita che sotto l’usuraio ci va a finire non dico un tuo amico ma diciamo un tuo vicino di casa” (pp.42-3). 3.1.2.6 L’uso del ‘ci’ davanti al verbo ‘avere’Come un tratto dell’oralità, è prevalente l’uso del ci “attualizzante” (D'Achille, 1990, p. 16) davanti al verbo avere non ausiliare, dove si è quasi lessicalizzato: - “mia ha posseduto fino a qualche anno fa fino a che entrò in vigore quella legge che stabiliva che chi c’aveva un fucile anche soltanto da caccia” (p.27); - “contadini poi ha regalato anche molta terra alla chiesa al comune c’aveva una villa che è bellissima una villa che sta proprio al centro del paese con un parco enorme che arriva praticamente fino al paese vicino e c’ha un giardino botanico” (p.40); - “e quindi vedere un tipo così le affascina le attrae è un tipo che c’ha le macchine che c’ha i soldi che c’ha la droga” (p.34); - “e lui si sente una schifezza perchè tutti i suoi compagni c’hanno i jeans c’hanno le scarpe da ginnastica lui invece no” (p.52). 3.1.2.7 AutocorrezioneNella sfera del linguaggio parlato, si implica l’aspetto dell’autocorrezione da parte del parlante, cioè l'informazione non viene detta direttamente, come in: - “qua tutta la vita del paese si svolge su questo corso Umberto saranno un chilometro un chilometro e qualcosa” (p.25); - “aiuto mio padre lavoro nel frutteto questi due tre mesi estivi quindici venti giorni” (p.79); - “tu hai quattordici quindici anni pensi di fare qualcosa di buono per la tua famiglia quindi vai a lavorare” (p.80); - “però il destino vuole che sul pullmino ci stanno ventitrè ventiquattro ragazze” (p.46); - “(i figli dei boss) li vede a quindici anni guidare la macchina avere una propria macchina e essere accompagnati per i loro giri in città da ragazzi di diciannove vent’anni” (p.46).
3.2 Analisi stilistica e struturale3.2.1 Lingua e stile di Balestrini in SandokanÈ un racconto senza punteggiatura, come può essere l'oralità di una discussione a un bar. Lo stile imita in tutto e per tutto lo scorrere dei pensieri. Quindi non c'è punteggiatura, ma “l'intercalare tra un pensiero e un altro è individuato sia dalle maiuscole che dalla separazione in paragrafi”. (Letture sconclusionate, 2010) Inoltre, ha valore interpuntivo, e pertinente non solo alla disciplina esteriore, ma alla costituzione interna del testo, l'organizzazione dei capoversi e dei paragrafi. Il paragrafo è un tutto equilibrato di informazioni che contribuiscono alla progressione di un contenuto del testo. Sandokan è giocato tutto in chiave di linguaggio, ed è un prodotto letterario che non intende trascendere più di tanto sé stesso. Pur usando materiali di cronaca, invoca un giudizio critico ed estetico, prima di un giudizio politico. Un libro in cui la lingua è raffreddata e resa distante con notevole efficacia espressiva (Giannotta, 2007) Una scelta interpuntiva assume i contorni di una scelta stilistica, in modo da assecondare le personali esigenze espressive di Balestrini, volutamente in contrasto con la norma. In Sandokan, l'interpunzione rimane scarsa in tutta l'opera. Non esistono affatto i segni interpuntivi tradizionali (punto fermo, punto e virgola, due punti, virgola, punti interrogativo ed esclamativo), in quanto Balestrini non ricorre agli usi interpuntivi codificati. Nonostante l'assenza di punteggiatura sia solo una mancanza grafica, essa virtualmente persiste oppure la sua assenza influisce sulla costruzione linguistica “delle lasse”; cioè la tecnica narrativa che Balesrini adotta sin dal suo primo romanzo. Questa tecnica è rappresentata dall’impiego di lunghi paragrafi staccati che gradualmente si accorciano nelle opere successive. Durante un’intervista, Balestrini spiega come l'assenza di punteggiatura abbia influito sulla lingua che usa nei suoi libri, illustrando: “Uno degli obiettivi dei miei romanzi è quello di rendere sulla pagina scritta la lingua parlata. La semplice trascrizione del parlato è inutilizzabile perché la mancanza della dimensione sonora abolisce ogni espressività, e lo scarso sintattismo, sostenuto dalle intonazioni, non si risolve nella scrittura. Ho cercato dunque una soluzione personale, che è quella del flusso verbale della lassa, che dia l'idea del parlato più che la sua rappresentazione mimetica. La mancanza di punteggiatura è anche una sollecitazione al lettore perché applichi mentalmente sul testo intonazioni personali, non costrette dalla gabbia sintattica determinata dalla punteggiatura nella lingua scritta.” (Alfiere, 2005) Serafini considera i segni interpuntivi uno strumento sintattico. L'autrice porta l'opinione del filologo Pio Rajna che sosteneva che le interpunzioni non sono altra cosa che indicazioni di pause di durata diversissima. (Serafini, 2014) Alcuni linguisti, oltre ai segni interpuntivi, considerano alcune convenzioni grafiche come segni appartenenti al dominio ortografico (maiuscola, l'apostrofo, l'accento, le parentesi, le virgolette, il tratto d'unione); segni d'interesse tipografico come spazio bianco, segno di paragrafo; segni appartenenti ad ambiti specialistici (l'asterisco, i puntini di sospensione). Considerando la maiuscola quale un aspetto di punteggiatura, si considera che in Sandokan sono presenti in maiuscolo parole come: l’iniziale delle sigle, la Dia (Direzione Investigativa Animafia), l'Aima (Azienda siatale per gli Inerventi sul Mercato Agricolo), l'Usl (Unità Sanitaria Locale), NCO (Nuova Camorra Organizzata); nomi di città o province, Napoli, Caserta, Aversa; nomi propri Angela, Chiara Michelino, ecc.; Marche di auto Croma, Fiat Uno, Mercedes; l’iniziale del titolo di ogni capitolo (La guerra, La civetta, ecc.); ed esclusivamente l’iniziale della prima parola del paragrafo di apertura di ogni capitolo. - “all’epoca c’è una telenovela che va per la maggiore e che si chiama Anche i ricchi piangono o una cosa del genere” (p.26); - “si sente una merda completa additato praticamente dalla professoressa Minimo una cattolica di sinistra nevrotica magrissima con degli enormi occhiali che voleva sempre sembrare moderna e informatissima” (p.69); - “l’unico tra i boss che avevano fatto parte della banda iniziale che è rimasto in gioco è Luigi Venosa detto il Cocchiere che si ritiene il vero legittimo erede di Antonio Bardellino per cui Sandokan scatena contro di lui una serie di attentati” (p.124); - “nel pomeriggio c’era stata la notizia che sarebbe passato il Cocchiere con la sua Croma blu guidata dal nipote” (p.124); - “nel frattempo sta passando un ragazzo che si chiama Angelo ha ventun anni testimone di Geova e sta andando a casa della sua ragazza alcuni dei proiettili che rimbalzando sulla macchina del Cocchiere colpiscono questo ragazzo nella sua Fiat Uno e lo ammazzano sul colpo” (p.124). Un’ altro uso particolare delle maiuscole sta nel fatto che l’autore si ricorre all’utilizzo della maiuscola all’interno del paragrafo per segnalare un discorso diretto facendo meno alle virgolette: - “qualcuno intorno a mezzogiorno sente una voce di donna una frase Se non vanno via non possiamo muoverci” (p.15); - “subito seguita da un’altra voce Non sparate ci sono i bambini mi arrendo mi arrendo è la voce di Sandokan finisce qui la sua fuga dalla giustizia Per carità state fermi ci sono le bambine mi arrendo ma non fate male alle bambine e a mia moglie” (p.15); - “per poter accedere alla villa però del latitante nessuna traccia Da qui non ce ne andiamo se non lo troviamo è l’ordine del capo la direttiva impartita da Guido Longo ai suoi agenti” (p.18); - “quando ha intravisto il volto di un poliziotto che si affacciava nel cunicolo che portava fino al nascondiglio ha chiamato i nemici si è fatto riconoscere si è arreso Sono io sto qui non fate niente perché ci sono le bambine” (p.18); - “la moglie riconosce un investigatore inveisce Sempre tu ti sputerei in faccia” (p.19); - “Sandokan il Totò Riina della camorra si arrende la sua resa è un urlo disperato Sto qui con i bambini non sparate ci sono i bambini è la fine della sua quinquennale latitanza la fine di una leggenda criminale” (p.17); - “poi via verso la sede della Dia con il padrino che in auto dice poche parole Avete vinto ma io non mi pento non ho niente di cui pentirmi sono vittima dell’ingiustizia” (p.19). In base all’assenza dei segni interpuntivi che è stata appena affermata, sì può dire che in Sandokan si ritrovano le caratteristiche della scrittura di Balestrini: “esiste la resa della realtà attraverso la messa in scena di un linguaggio che esprime l’energia del parlato e lo stile epico, questa volta applicato a una saga del male, non estranea al clima di generale disfacimento e ai miraggi di facile ricchezza che continuano a infestare l’Italia”. (Sandokan, 2009) Infine, il romanzo si considera un diluvio di parole incollate di fila senza punteggiatura, ma che hanno ricevuto l’attenzione maniacale dell’artista che le ha incise una per una. Nanni Balestrini ha usato anche qui un libero montaggio di elementi, scegliendo di non virgolettare le fonti giornalistiche, ma facendole sciogliere nel flusso di un discorso orale, dove chi scrive è l’orecchio che ascolta e l’occhio che vede. 3.2.2 Sillessi o sillepsiè la figura grammaticale nota come “concordanza a senso”, che consiste nel non accordare nella frase il soggetto e il predicato al numero e genere secondo le regole grammaticali, ma solo secondo il senso: un gruppo di bambini si dispersero lungo i viali del giardino (il verbo è al plurale perché gruppo, soggetto singolare, è però un nome collettivo). Un tratto molto comune nel registro colloquiale, è la concordanza a senso tra soggetto e verbo nel caso di nomi collettivi, come gente, uno strato di famiglie, qualcuna, gruppo di criminali : - “c’è gente che sono diventati prestanome e si sono poi trovati un bel patrimonio intestato a loro nome” (p.38); - “il colmo si raggiunge quando quella gente che si fanno miliardi con questa truffa visto che non hanno più neanche una pesca da portare al macero” (p.83); - “c’era gente che veramente l’acqua non sapeva cosa fosse che sono andati avanti a vino per tutta la vita e che sono campati pure cent’anni sono campati” (p.59); - “e poi c’è uno strato di famiglie medie che sono soprattutto agricoltori non ricchissimi” (p.41); - “io purtroppo ne conosco qualcuna che fanno uso di cocaina e cose del genere cocaina soprattutto e quando stai sotto effetto di questa roba insomma ti si vede come faccia come occhi ti si vede come tratti somatici comunque sei diverso” (p.34); - “cioè l’errore grande di chi si occupa di questi fenomeni è che non si rende conto di quello che è il vero problema è che non è soltanto questione di un gruppo di criminali di assassini di pazzi di persone che vogliono diventare ricchissimi nel più breve tempo possibile è proprio una questione di mentalità di qui” (p.36); - “c’è tanti piccoli fori su tutti i cartelli di questi paesi” (p.25). 3.2.3 AnaforaSi tratta della relazione tra un’espressione linguistica detta anafora e un’altra che la precede e ne determina il riferimento, detta antecendente. Le riprese lessicali o pronominali si pongono in modo primario come meccanismo di coesione: - “l’uomo che ha sfidato lo Stato diventando due volte padre durante cinque anni di latitanza l’uomo che parlava a tu per tu con politici e imprenditori dettando le regole e imponendo tangenti per la costruzione di autostrade ponti faraoniche opere pubbliche l’uomo che ha ucciso il suo vecchio padrino senza esitare un attimo l’uomo che si faceva chiamare Sandokan per la sua ferocia” (p.23); - “e su questa strada allora passava il tram mio nonno andava sul suo calesse e di fianco a lui c’era un suo amico e questo suo amico a un certo punto vede tra la gente che c’è sul tram un suo rivale”(p.25); - “e comunque avevo saputo che frequentava troppo suo cognato che si chiama Michele pure lui e pure lui adesso sta in galera” (p.31); - “perché rapidamente i Bardelino e i loro soci riescono a mettere le mani su affari molto più redditizi riescono a mettere le mani sugli appalti riescono a mettere le mani sul traffico della droga soprattutto cocaina” (p.87); - “ma quando lo vidi alle Cascine mi ha fatto paura perché aveva quell’atteggiamento che da noi c’hanno queste persone queste persone c’hanno un atteggiamento pubblico cioè queste persone non ti guardano mai sinceramente” (p.31); - “l’ha lasciato al comune perchè ci facciano il parco comunale ma il parco comunale finora non si è mai fatto” (p.40).
3.2.4 RipetizioneLa ripetizione è una delle relazioni sintattiche e semantiche a cui è affidata la coesione testuale ; serve a mantenere la referenza e, quindi, la continuità dell’argomento del discorso. è un fenomemo di alta frequenza nel parlato. Si osservino in seguito le ripetizioni che possono rispondere a enfasi, come in: - “un cunicolo segreto che arriva che arriva a 40 metri e giù in fondo arnesi e abiti d’emergenza (p.20); - “tutto intorno c'è case su case su case su case su case qua a metà c'è il municipio c’è il Bar Centrale non c'è nessuna piazza c'è solo a un certo punto proprio a lato del municipio c'è questa piccolissima piazzetta una rientranza (pp.25-6); - “infatti ci sono un sacco di donne che apprezzano questi tipi [...]perchè loro magari c’hanno l’esempio dei loro genitori [...] sopportano sopportano sul lavoro sopportano per strada sopportano sempre e quindi vedere un tipo così le affascina le attrae è un tipo che c’ha le macchine che c’ha i soldi che c’ha la droga (p.34); - “ma qui no qui non trovi proprio un cazzo da fare e quando non c’è più un cazzo da fare ricorri a quello al crastolino” (p.38); - “perchè qui se la sera per esempio dopo una giornata di lavoro se una sera c’hai voglia di uscire un po’ qua non c’è neanche un posto dove andare” (p.38); - “allora tu immaginati un paese così che cosa può uscirci da un paese così non può uscirci Gandhi o Che Guevara ci può uscire Sandokan solo Sandokan ci può uscire da un paese così”(p.39); - “mio padre non voleva che frequentavo il paese non solo non voleva che frequentavo quella gente non voleva proprio che frequentavo il paese” (p.44); - “ci si rende conto che in paese ci sono persone che non si fanno problema di uccidere non si fanno problema della legge non si fanno problema di nulla” (p.50); c’era gente che veramente l’acqua non sapeva cosa fosse che sono andati avanti a vino per tutta la vita e che sono campati pure cent’anni sono campati (p.59); - “da allora comincia a maturare in lui un odio immenso per tutto e per tutti e quando infatti va a uccidere l’amante della madre dopo che la madre è morta non lo fa perchè vuole lavare l’onore della madre o altro ma lo fa perchè lo odia lo odia come ha odiato certamente la madre ha odiato il padre ha odiato il paese” (p.60); - “e dunque si aggregano si uniscono tra di loro e iniziano e non si fermeranno mai non si fermeranno davanti a nulla per loro diventare i boss della regione è poco loro vogliono di più cioè Antonio Bardellino non arriva a Santo Domingo per caso [...] non gli interessa soltanto il rispetto non gli interessa soltanto vivere meglio come la gente che adesso vede intorno a sè lui vuole avere ancora di più vuole avere il potere vuole avere il massimo vuole tutto è così” (p.62); “però anche lei come tutti d’altronde nel paese sa chi è stato sa perchè l’hanno fatto sa quando l’hanno fatto sa come si è svolta l’azione” (p.66); - “L’estate i due tre mesi estivi aiuto mio padre lavoro nel frutteto in questi due tre mesi estivi”(p.79); - “un po’ perchè forse si erano abituate anche loro a quel clima di violenza a quel clima di sangue che scorre e così se lo spiegavano forse l’avevano già vissuto prima quel clima per storie personali” (p.68); - “visto che io sono il classico studente modello cioè studio studio studio se ne approfitta arriva al punto che gli faccio io i compiti” (p.73) Infine, eccoci due esempi dove appare la ripetizione sia di pronomi clitici sia del pleonastico ‘ci’ - “ti può capitare anche a te di scopartela una sera” (p.102); - “e in questo centro ci avevo lavorato pure io nel tempo libero come volontariato” (p.127). Concludendo, si può constatare che tramite il corpus analizzato stilisticamente, si sono implicati quasi tutti i tratti caratterizzanti del linguaggio parlato e colloquiali. L’effetto domino degli esempi è di imitare il linguaggio parlato in un’opera letteraria con lo scopo di eliminare ogni ostacolo di comunicazione fra autore e lettore e di cancellare le distanze fra loro. Tra l’altro, considerando tutta la gamma degli esempi esaminati, raggiungiamo un risultato in merito, cioè leggendo qualsiasi segmento tratto dal libro Sandokan, è come se leggissimo una parte indivisibile di un monologo, un discorso o una conversazione. In parole povere, l’impiego degli aspetti colloquiali da parte di Balestrini, si considera un atto molto intrigante che coinvolge pienamente il lettore che si sente immerso nell’atto comunicativo, ovvero si sente come se fosse l’interlocutore a cui il protagonista sta narrando i fatti.
[1] Nel 1963 compone la prima poesia realizzata con un computer. [2] Ha esposto in numerose gallerie in Italia e all'estero e nel 1993 alla biennale di Venezia. [3] In una intervista, Balestrini spiega il ruolo storico del Gruppo 63 da due punti di vista: c’è stata un’azione di politica culturale, cosa che in Italia accade raramente. Era avvenuto con il Futurismo, all’inizio del Novecento, e poi poco altro. C’era poi, da parte della Neoavanguardia, l’esigenza di cambiare le carte, le regole del fare letterario. Esprimevamo cioè un’istanza di rinnovamento, che fu senz’altro salutare per le patrie lettere. È stato uno scossone che ha messo tutto in discussione, è stato un processo liberatorio, al di là dei singoli risultati. Su quest’ultimo aspetto si può discutere, ma non si può negare l’importanza del fenomeno. Si potrebbe anche mettere in dubbio l’idea di "gruppo", perché ci sono state solo cinque riunioni in cinque anni, e poi, al di là di quegli appuntamenti, ciascuno lavorava individualmente, facendo cose molto diverse. Tra Manganelli e Arbasino c’era poco in comune, se non l’attenzione alle trasformazioni che attraversavano l’Italia e la lingua italiana (Carnero, 2005)
[4] È passato molto tempo prima che ci si rendesse conto che la camorra è un'emergenza internazionale, con legami e collusioni molto ampie, a tutti i livelli e ancora di più ne è dovuto passare prima che l'invisibilità che la protegge si spezzasse. C'è da dire, però, a parziale discolpa di chi non ha visto e non ha capito, che il silenzio che ha circondato per quasi un ventennio le "gesta" dei casalesi è un atto di genialità che va loro riconosciuto. A differenza di altri gruppi criminali, la camorra ha sempre agito nell'ombra. Nelle zone che controllava ha imposto un ordine che faceva spostare altrove i riflettori delle forze dell'ordine. Il tutto avvantaggiandosi dell'attenzione riservata a Cosa Nostra che uccideva in modo eclatante giudici e giornalisti e quindi attirava l'intera attenzione nazionale e internazionale (Saviano, 2009) | ||||
References | ||||
Bibliografia
Sitografia
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